Alimentazione nel paziente oncologico durante le cure

L’alimentazione nel paziente oncologico nel periodo delle cure si differenzia da quella della prevenzione in quanto principalmente deve aiutare il paziente ad affrontare una serie di possibili effetti collaterali delle cure stesse quali stanchezza, bruciori alla bocca e allo stomaco (mucositi o stomatiti), disturbi intestinali (diarrea o stipsi), neutropenia, anemia, cardiotossicità, nausea e vomito, inappetenza, modifica del gusto, variazioni del peso.

Uno dei punti chiave dell’alimentazione durante le cure è tenere bassa la glicemia in quanto le cellule malate consumano molto più glucosio delle cellule sane e sono “indebolite” dalla carenza di glucosio (si parla di “affamare il cancro”). Il motivo dii questo consumo aumentato lo troviamo in quello che è conosciuto come “effetto Warburg” ovvero un aspetto fondamentale del metabolismo delle cellule tumorali per la cui scoperta Otto Warburg, medico e fisiologo tedesco, vinse il premio Nobel per la Medicina nel 1931: si tratta della glicolisi aerobica, via preferita delle cellule tumorali per la produzione di energia sebbene sia inefficiente e comporti il consumo di una maggiore quantità di “carburante” ovvero di glucosio. Questo processo comporta anche la produzione di grandi quantità di lattato che viene espulso dalla cellula creando un ambiente extracellulare acido che favorisce l’angiogenesi e la metastatizzazione del tumore.

L’importante sarà evitare i picchi glicemici con un’alimentazione mirata a questo scopo senza privarsi dei carboidrati: si tratterà di scegliere gli alimenti a più basso indice glicemico e di associarli correttamente, ricordandoci che ai picchi glicemici sono associati anche i picchi insulinemici che favoriscono l’aumento di fattori di crescita come IGF1 che a loro volta favoriscono la crescita dei tumori.

I grassi dovranno essere prevalentemente insaturi e garantire un sufficiente apporto di omega 3 ricordandosi che un corretto rapporto di acidi grassi polinsaturi omega 3/omega 6 (1:2,3 massimo 1:4)agisce in senso antinfiammatorio

Le proteine dovranno soddisfare i fabbisogni individuali ma andranno evitate le carni lavorate e conservate ricche di nitriti e nitrati che portano alla formazione di nitrosammine ed i pesci di taglia grossa (ad esempio pesce spada e tonno) per il loro probabile contenuto di metalli pesanti come il mercurio. Le fonti proteiche andranno inserite in base al quadro clinico, non sottovalutando l’importante apporto proteico da cibi vegetali da privilegiare rispetto a quelli animali, ricordandosi che le diete prevalentemente a base vegetale sono considerate protettive per la malattia oncologica purchè ben bilanciate e composte da cibi freschi, non trasformati.

Le verdure ad esclusione delle patate dovranno essere presenti crude e cotte ad ogni pasto senza farsi mancare quelle maggiormente conosciute per le loro proprietà anticancro come, ad esempio, quelle della famiglia delle Brassicaceae (broccolo, cavolo, ecc.) o quelle contenenti apigenina (sedano, prezzemolo), solo per fare alcuni esempi.

Discusso è il ruolo di alcuni alimenti ricchi di poliammine (arance, pompelmi, pomodori, melanzane, peperoni, frutti tropicali e molluschi) sostanze che sembrano necessarie per sostenere la crescita del tumore una volta che si sia formato ma che non è dimostrato siano invece in grado di favorire la sua insorgenza. Bisogna tener presente che molti di questi alimenti, componenti di una dieta mediterranea associata ad un minor rischio di cancro, sono ricchi anche di sostanze protettive. E’ sempre importante distinguere le situazioni e non fare elenchi generici di alimenti “buoni” o cattivi”.  

L’alimentazione dovrà anche contrastare gli stati di astenia, sarcopenia (perdita della massa e della forza muscolare) e cachessia neoplastica (deperimento generale del paziente oncologico). Bisogna considerare che sia la malattia oncologica, sia la terapia che fattori psicologici possono determinare una eccessiva perdita di peso: si tratta di problemi sottovalutati ma i dati parlano di 20- 30 % dei pazienti che non superano la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione.

La prescrizione nutrizionale deve contenere il più possibile alimenti naturali e solo in caso di bisogno utilizzare supplementi nutrizionali orali su prescrizione medica. Vitamine e minerali devono essere forniti in caso di carenza.

Per evitare la malnutrizione è importante anche contrastare alcuni possibili effetti collaterali delle cure come nausea, vomito, mucosite, stomatite, inappetenza, ecc. che impediscono di nutrirsi adeguatamente.

Nei pazienti oncologici si raccomanda anche il mantenimento o un aumento del livello di attività fisica al fine di sostenere massa muscolare, funzione fisica e attività metabolica. L’attività fisica risulta efficace anche nel contrastare fatigue ed ansia e porta un miglioramento della qualità di vita.

Ultimo non in termini di importanza è mantenere un microbiota sano (in “eubiosi”) sia per contrastare gli eventuali effetti collaterali gastrointestinali delle cure sia per l’influenza che la popolazione di batteri che abita il nostro intestino ha sulle cure come le immunoterapie. Questa azione si esplica probabilmente grazie alle sostanze prodotte dai batteri ovvero i postbiotici come nel caso del Lactobacillus paracasei che, secondo alcuni studi, produce sostanze capaci di rendere le cellule tumorali più “visibili” e “suscettibili” all’azione del sistema immunitario. Molti altri studi approfondiscono l’azione di altri ceppi e sicuramente in questo campo si apriranno nuove prospettive nelle cure.

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