Le virtù delle erbe spontanee

Avete mai sentito parlare di foraging ovvero dell’attività di raccolta di cibo spontaneo vegetale che si basa sull’alimurgia, ovvero la scienza che studia l’uso alimentare delle piante commestibili?

Il termine alimurgia viene dalla contrazione delle parole latine “alimenta urgentia” ovvero nutrimento in caso di necessità e venne proposto dal un medico e naturalista italiano Giovanni Targioni-Tozzetti in uno studio pubblicato nel 1767 con il titolo “Alimurgia o sia modo di rendere meno gravi le carestie proposto per il sollievo dei popoli”, ma oggi l’interesse verso le erbe spontanee non nasce da una urgenza alimentare bensì da un aumentato interesse verso tutto ciò che è “naturale” e possa arricchire la nostra alimentazione in termini di nutrienti e sapori.

E’ importante capire il valore attuale di questa antica consuetudine: la conoscenza, raccolta e consumo a scopo alimentare del cibo selvatico è una fonte di cibo totalmente sostenibile che supera il biologico ed il km zero anche in termini di ricchezza di nutrienti.

ll 2021 è per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) l’anno internazionale di frutta e verdura: si parla della necessità di migliorare la produzione alimentare, rendendola più sana e sostenibile e di intervenire con urgenza per la riduzione di perdite e sprechi alimentari.

Il 6 Maggio l’Unione europea e la FAO hanno concordato di aumentare gli sforzi congiunti per trasformare i sistemi agroalimentari, al fine di renderli più efficienti, resilienti e sostenibili, in quanto è necessario preservare la biodiversità e le risorse naturali anche al fine di contrastare la fame e tutte le forme di malnutrizione.

In tal senso la riscoperta del wild food, fonte alimentare a basso impatto ambientale, si inserisce benissimo permettendoci anche di valorizzare le risorse locali, conservare i saperi tradizionali ed introdurre nella dieta nuove specie con potenziale medicinale e nutraceutico, ovvero alimenti con proprietà terapeutiche e preventive.

Alcune di queste piante sono molto comuni e magari le abbiamo viste mille volte senza mai ipotizzare il loro possibile utilizzo come alimento. Chi non ha mai visto la borragine fiorita in primavera ai bordi delle strade e negli incolti di tutta Italia? I suoi fiorellini a forma di stella sono di un azzurro inconfondibile e possono colorare ed arricchire le nostre insalate insieme ad altri comuni fiori commestibili come primule, violette, rose, calendule, margherite e tanti altri. Anche le sue tenere foglie si possono aggiungere alle insalate conservando tutto il potere nutrizionale e terapeutico che le rende un partner silenzioso di un’attività protettiva e chemiopreventiva. Nelle tradizioni popolari è conosciuta come «pianta del buonumore» per le sue proprietà terapeutiche utili in soggetti affetti da sindromi depressive, stati di angoscia, nervosismo ed insonnia e per sfruttare queste proprietà possiamo utilizzare anche le foglie più grandi, lessandole e condendole con olio extravergine di oliva ed un pizzico di sale marino integrale ed aggiungendo semi oleosi o frutta a guscio come pinoli o mandorle, ma anche preparare creme o paste alla borragine o ricette particolarmente gustose come le foglie di borragine in pastella, fritte però in olio extravergine di oliva.

Altra pianta molto comune negli orti e nei campi è la portulaca, detta anche porcellana o porcacchia, una pianta erbacea annuale cosmopolita considerata infestante, caratterizzata da foglie e fusti carnosi tanto da sembrare una pianta grassa dai piccoli fiori gialli che sbocciano in estate e si aprono solo quando c’è il sole per poi chiudersi di notte.

Pensate che nella ricetta originaria della panzanella, tra gli ingredienti non vediamo nominati i pomodori bensì la nostra portulaca ricca di proprietà benefiche e tra le poche erbe buone fonti diomega 3, preziosi acidi grassi essenziali la cui carenza predispone a malattie infiammatorie croniche. Ed allora aggiungiamo le sue foglie tenere crude alle insalate per sfruttare a pieno i suoi nutrienti ma sperimentiamola anche in minestre, frittate, come ripieno dei ravioli ed in qualsiasi modo la nostra fantasia in cucina ci suggerisca.

Ovviamente questi sono solo accenni di possibili proprietà ed utilizzo di qualche erba spontanea e se sarete incuriositi da questo mondo affascinante vi sorprenderà la varietà di “wild food” utilizzabile, dalle proprietà nutritive e benefiche per la salute sicuramente superiori al cibo coltivato, a partire dalle specie più conosciute come la cicoria di campo, il tarassaco e l’ortica, fino ad arrivare a senape bianca, finocchio selvatico, pimpinella, cardo mariano e tante altre.

Buona sperimentazione!


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